Enuresi è ciò che di solito si intende quando un bambino di oltre i 5 anni “fa la pipì a letto” o quando “se la fa addosso”, ovvero in tutti quei casi di perdita incontrollata di orina su lenzuola e abiti.
Esistono vari tipi di enuresi:
- primaria, secondaria o automatica (presente da sempre, dopo un periodo di continenza, sia di notte che di giorno)
- diurna o notturna (presente di giorno o di notte)
- continuata o saltuaria (con frequenza costante o alternata)
- essenziale (dovuta a mancato apprendimento)
- complicata (dovuta a errato apprendimento)
- organica (imputabile a cause organiche)
Come si può notare è un fenomeno piuttosto vario, cui si possono dare vari tipi di risposta, anche perché le variabili da tenere in considerazione sono numerose.
Alla base di questo disturbo vi può essere un’immaturità del controllo vescicale dovuta a fattori neurofisiologici; oppure un apprendimento carente o errato all’uso dell’inibizione controllata degli sfinteri; oppure può essere il mezzo utilizzato dal bambino per ottenere una serie di benefici e attenzioni che altrimenti gli verrebbero negati. O ancora, può essere la risposta a situazioni di particolare tensione emotiva e di stress.
Non esiste un’unica modalità di intervento: ad esempio, soprattutto nei casi di bambini che tendono a dimenticare di andare in bagno, che giocano entusiasti per molte ore di seguito, che si concentrano molto su quello che fanno e poco sui propri bisogni, si è rivelata particolarmente efficace la tecnica della “ritenzione urinaria progressiva”. Al bambino verrà insegnato di giorno a discriminare lo stimolo della minzione e ad aumentare la propria capacità di contenimento dell’urina. Progressivamente il bambino imparerà a dare un corretto significato al bisogno di far pipì, concentrandosi maggiormente sullo stimolo, fino a generalizzare l’apprendimento anche al controllo notturno.
Va sottolineato comunque che, prima di intraprendere qualsiasi trattamento, è importante far acquisire al bambino la consapevolezza dei vantaggi e degli svantaggi che gli derivano da quel comportamento, motivarlo a collaborare e prevedere per lui una serie di premi e di gratificazioni, in modo da aumentare le probabilità di successo del programma attuato.