Alcuni ricordi...da bambino, eri rimasto da solo, senza più le macchinine in mano, mentre i tuoi amichetti scappano via lontano ridendo e tu ti senti un perdente... oppure quel giorno, qualche anno dopo, quando sei tornato a casa con il voto dell'ultima verifica, contento del tuo 7+, mentre la mamma lo accoglie con una smorfia di delusione dicendo: “Da te mi aspettavo qualcosa di più!”.
Sono solo alcuni esempi, che fanno parte della quotidianità, che direttamente o indirettamente ci hanno coinvolto. Tuttavia sono emblematici di come, attraverso semplici esperienze o scambi di frasi, uno possa costruire un'immagine più o meno solida di sé stesso, possa sviluppare o meno strategie per affrontare le piccole frustrazioni o le grandi difficoltà di ogni giorno.Essere emarginato o sbeffeggiato dai compagni o sentire di non essere adeguato alle aspettative di un genitore può ingenerare tristezza e essere fonte di sfiducia verso sé stessi. Può cioè portare ad avere una bassa autostima. L'autostima è dunque qualcosa che nasce dal rapporto che si instaura tra noi e il mondo esterno, è qualcosa che deriva dal modo in cui interpretiamo e decodifichiamo gli eventi di ogni giorno, è cioè un processo attraverso cui filtriamo gli eventi del mondo.
A seconda della propria autostima, la persona valuterà con occhi diversi i vari ambiti che definiscono solitamente la realizzazione individuale: intelligenza, bellezza, cultura, posizione sociale, professionalità, lavoro, reddito, ruolo. Ovviamente uno di questi aspetti peserà più di altri. E' frequente esprimere considerazioni del tipo: “Sì, è intelligente, ma un po' sgraziata!”, oppure: “Ho tanti amici, ma non ho un lavoro!”. Frasi su cui merita tuttavia soffermarsi un attimo, in quanto potrebbero non avere alcun senso per chi non dà valore alla bellezza o al lavoro, mentre potrebbero essere delle spine nel fianco per chi punta tutto sull'aspetto esteriore e sulla carriera. E ritorniamo quindi al concetto di autostima: un costrutto attraverso cui ci interfacciamo con il mondo, ma che è anche un processo dinamico, che evolve, che muta, che può essere reindirizzato, a patto che sappiamo individuare le risorse, gli strumenti capaci di aiutare a migliorare il nostro atteggiamento verso la vita. In tal senso possiamo quindi parlare di un modo “sano” di guardare alle proprie esperienze e al proprio valore personale. La persona con una sana autostima sa operare scelte realistiche, sa assumersene la responsabilità, ha fiducia nelle proprie capacità, ma sa anche mettersi in gioco. Viceversa, può assumere un atteggiamento rinunciatario, vedere ogni possibile impegno come un ostacolo insormontabile e ogni contrattempo come la riprova della propria pochezza. Oppure adottare un comportamento arrogante, competitivo, incurante di chi ha intorno, che lo porterà a essere evitato e criticato. In questi due ultimi casi aumenterà il senso di frustrazione, la rabbia interna, l'aggressività. Al contrario, vanno incoraggiati gli atteggiamenti che aiutano a manifestare il proprio punto di vista in modo armonico e rispettoso dei bisogni propri e altrui, caratteristiche proprie della persona assertiva. L'assertività viene infatti solitamente definita come "la capacità di un individuo di riconoscere le proprie esigenze e di esprimerle all’interno del proprio ambiente con buona probabilità di raggiungere gli obiettivi che si è dato, mantenendo nel contempo una positiva relazione con gli altri". L'assertività è quindi un'abilità che può essere appresa, esercitandosi a riconoscere e a esprimere i propri diritti, diventando consapevoli dei propri pensieri, emozioni, bisogni, desideri; imparando a mettere in pratica comportamenti costruttivi e anche a saper dire di no, quando necessario.